Alcune poesie di mia composizione, con relativo accompagnamento pianistico:
– Ode allo scarrafone
– Lo strano presepe
– Quella triglia che m’imbriglia
– Parole urgenti per la vostra stipsi
– Il giardino dei sensi
– Erro ergo sum
– Poeta è zingaro
– Porno versi…o quasi
– Il vento racconta
– Istruzioni per l’uso
– Il lapsus di Orfeo ovvero sillabar ridendo
– Autopsia di un sogno
– Scriverò di me
– Assenzio
– Piuma del cielo
Ode allo scarrafone
Oh scarrafone,
nero figlio della notte
ombra fuggevole
muto guardiano dei nostri sogni
ti canto!
Oh scarrafone,
principe dei solai
criptica presenza delle nostre cantine
vittima innocente di arcigne suole
ti canto!
Per troppo tempo obliato da ingegno umano
kafkiane memorie ti ricordano
Baygon, Neocid ti reclamano
ma tu, guerrigliero delle nostre giungle d’asfalto
resisti!
Copiosa cadde la polvere del tempo
sulla corrazza tua,
non ti portò la saggezza del grillo,
mille e mille volte cantasti alla luna
troppo rauco quel canto
non fosti cicala
poco religioso per essere amantide
poco gaudente per morir d’amore
Scarrafone fosti
condannato in eterno a riprodurti senza tregua
nelle pieghe dei muri
Presto giungerà quel giorno
in cui ti cederò le mie ali di crisalide
per volare
in alto, in alto, in alto
come scuro gabbiano
goccia di notte
a imbrattare
la tela del cielo…
Lo strano presepe
La mangiatoia è vuota
li hanno sfratttati
dicono che il bue è impazzito
l’asinello si è suicidato
il Bambinello, Giuseppe e Maria
passa un circo e se li porta via.
Angeli abbattuti dalla contraerea israeliana
alcuni pastori si son fatti talebani
i magi hanno aperto un take-away chincaglieria
la cometa è impallidita per il fuoco d’artiglieria.
E la radio gracchia:
“Alleluja brava gente, è Natale,
chi può esser lieto, sia!”
Quella triglia che m’imbriglia
Tutto nudo
sugli scogli
come un gatto
di Camogli
un’estate
senza ombrogli
se mi abbagli
e poi ti spogli
sei una ninfa
non mi sbaglio
sarò tuo
è ciò che voglio!
Parole urgenti per la vostra stipsi
Se non posso essere caro al vostro cuore
Scrivete queste mie rime su igienica carta
di cui tutti fate uso
Sarò così caro, più che a voi,
alle vostre mucose
Il giardino dei sensi
Nel giardino dei sensi
un piccolo bruco
ti scivolò addosso
Si affezionò a te, pelle di seta
disegnando arabeschi
su quel prezioso manto
che è il tuo corpo
Giunto vicino ai tuoi occhi
lo vinse una nostalgia di cielo
Fu farfalla, e poi fermaglio
nei tuoi capelli
geloso del vento
che ti reclamava
Erro ergo sum
Concediamo la sacra
possibilità dell’errore
Fiore di umana natura
nasce ad ogni sbaglio
Come queste parole
che inciampano sul foglio
Poeta è zingaro
Poeta è zingaro
Non ha sbarre al cuore
l’anima in ceppi
Canta ubriaco di luna
e di stelle vermiglie
Mai sazio di baci, baci
Carezze ruba e se ne frega
Coltelli di rabbia, le sue parole
Te le sputa in faccia e ride
Ti canta l’ultima canzone
Come fosse la prima
9 settembre 2002
Porno versi…o quasi
Vorrei un giorno, per diletto
dare queste rime…
ad uno sconcio calendarietto
fra afrori di camionisti infoiati
la mia musa potrà godere
non con il cuore,
ma col sedere
O scriverle su un muro d’un gabinetto
dicendo: “Telefonatemi
per un consulto,
non solo sesso
…ma tanto affetto”.
O vomitar quei versi
dal ponte di una nave
Non per l’uomo…
ma per il mare.
Il vento racconta
Amava a tal punto il cielo
da volerlo penetrare
Gonfiava profilattici
e, delicato, li lasciava andare …
Ma una nuvola rimase incinta
per questo amore
che l’aveva avvinta
Nacque così un venticello
un po’ folletto e menestrello
che nelle notti di mezza estate
rincorre e ama tutte le fate
Istruzioni per l’uso
Leggete queste parole ad alta voce
Se qualcuna non vi garba
Fatele su una croce
Oppure scompigliatele senza pace
Componetele poi
nel mosaico che più vi s’addice
Fatene dono a chi voi amate
Attenzione però a quelle più sfrontate
Se poi vi tediano
o vi sono indifferenti
Vi prego, senza indugio,
rispeditele al mittente
11 settembre 2002
Il lapsus di Orfeo
ovvero
Sillabar ridendo
Parola che singhiozzo
parola che raglio
parola che arrovello
parola che mi scioglie
parola che imbavaglio
parola che sbadiglio
parola che rosicchio
parola che sbaglio
parola che mi artiglia
parole, parole in calzamaglia
21 marzo 2002
Autopsia di un sogno
Praticata dopo constatazione
di avvenuta morte
o quasi…
1) Presentava antichi capillari
precedenti la nascita
dell’umano involucro
che ha abitato.
2) Cicatrici diffuse,
più o meno profonde
avvenute in momenti
diversi della vita.
3) Colorazioni mai vedute
prima d’ora.
4) Rifiuti organici
sotto forma di parole
in sembiante di poesia.
5) Alla palpazione
produceva arcani suoni,
curiosi intervalli armonici.
6) Cambia forma continuamente.
7) Osservato poi al microscopio
presentava tratti riferiti
a mappe stellari sconosciute
all’umano scibile.
Certifichiamo,
nonostante la morte biologica,
un costante, vago respiro,
insopprimibile…
Scriverò di me
Non ditemi come e cosa devo fare!
Vita mi scolpisce, libertà di andare
Parole impastate dal cuore
irragionevolmente dette
Segni di antiche memorie
confusamente scritti
Bontà e crudeltà mi ornano
Sogno e realtà mi scuotono
Lacrime disciolte in canto
Sorrisi gridati al vento
Scarno poeta, umile amante
Rido, buffone, di vita fremente
7 gennaio 2002
Assenzio
Fossero queste parole
Come l’assenzio immaginato
Spandano il mio sentire,
sciolgano tutti i nodi
Spoglino il cuore mio
da ogni nostalgia
Mi restituiscano puro e vergine
come mai son stato
Mi lascino danzare, senza sosta,
fino al tramonto
La notte poi consoli
le mie mai spente pene
Regalandomi colei
che non smetto di sognare
Piuma del cielo
Esser nuvola ed il cielo respirare
Oceani e terre da poter solcare
In mille forme poter cambiare
Seta che l’aria può ricamare
Lana che il vento vuol scompigliare
Parrucca degli angeli che voglion giocare
In pioggia mutare
e la terra amare